A BOCCE FERME

A BOCCE FERME: LA JUVE STABIA PRENDE IL LARGO, REGGINA IN CRISI PROFONDA

09.11.2016 13:01

Prende il largo la Juve Stabia nel girone C della Lega Pro. I gialloblù approfittano degli stop di Foggia, Lecce e Matera e, dopo il blitz di Catanzaro, allungano di tre lunghezze sulle tre rivali. In un certo senso, è il primo scossone sulla vetta di un campionato che finora aveva sempre visto le quattro sfidanti quasi tenersi per mano punto a punto.

Non è bastato un Catanzaro orgoglioso per uscire indenne da una sfida già proibitiva alla vigilia. La Juve Stabia ha colpito col cinismo della più forte ma va comunque apprezzata la reattività dei giallorossi che, anche sullo 0-2, non si sono dati mai per vinti. La squadra di Zavettieri ha pagato un po' le assenze in attacco di Cunzi e Sarao, un po' la malasorte materializzatasi quando Prestia ha colpito la traversa col punteggio ancora a reti bianche. Tuttavia è una Juve Stabia che matura in trasferta, sapendo cogliere i momenti di difficoltà degli avversari per punirli. Il Catanzaro, invece, può ripartire senza drammi. Conscio di poter svoltare se manterrà intatta questa capacità di sapere reagire agli schiaffoni avversari.

Passo indietro, invece, per il Foggia dopo la bella prestazione di Lecce. I rossoneri, specialmente in casa, riescono sempre ad impostare la partita a piacimento ma, stavolta, lo hanno fatto senza idee ed occasioni concrete a parte un breve sprazzo ad inizio ripresa. Anzi, è stato proprio il Catania a ritagliarsi la chance più sontuosa di tutto il match col doppio legno colpito da Fornito. Ma guai a fidarsi per la Paganese, che domenica riceverà i pugliesi nel big match. Tuttavia, più che i fatti tecnici che hanno inchiodato i satanelli sullo 0-0, ad occupare le cronache di questi giorni sono state alcune vicende extracalcistiche in casa rossonera. Intanto, l'assenza della dirigenza allo Zaccheria in segno di protesta contro il Daspo inflitto al patron Franco Sannella reo, lo scorso aprile, di aver reagito in modo non proprio “british” alla decisione del Cosenza di lasciare fuori alcuni accreditati della società. Qualcosa di anomalo sarà certamente accaduto, magari i prossimi giorni chiariranno tanti aspetti. E poi il tentativo, domenica scorsa alla fine del match, di aggressione perpetrato da alcuni tifosi foggiani nei confronti dei fan catanesi. Per diversi minuti, le zone adiacenti allo Zaccheria sembravano un assetto di guerra mediorientale. Davvero una brutta pagina.

Che per il Matera potesse essere dura a Messina, era preventivabile. I peloritani, con Lucarelli, sono rinati e cavalcano una serie positiva che non conosce soste. Ma soprattutto ha colpito la personalità con cui i giallorossi hanno affrontato la squadra di Auteri costringendola al pari. Tanta intensità e nessun timore reverenziale. Di fronte agli stimoli siciliani, il Matera ha potuto fare ben poco. Insomma, è stata una gara vibrante, che il Messina avrebbe anche potuto portare a casa con un pizzico di freddezza in più sotto porta. Palese il nervosismo a fine gara dei biancazzurri, che forse non si aspettavano tutta questa ferocia agonistica da parte peloritana. Una lezione che si spera possa servire in futuro.

Chi invece ha mostrato segni evidenti di “tafazzismo” è stato il Lecce, che si è fatto recuperare incredibilmente un doppio vantaggio a Fondi praticamente sul finire del primo tempo. Una stravaganza per una difesa che, insieme a quella del Catania, era la più solida del girone con appena sette reti incassate. Maestoso il primo tempo giallorosso, buttato alle ortiche con due minuti di follia. Più confusionaria, sebbene generosa, la ripresa, anche se il Fondi avrebbe potuto piazzare il colpaccio quando Calderini si è involato verso la porta di Bleve, costretto ad atterrarlo. Un brivido che ha causato l'espulsione del portiere giallorosso e, a cambi esauriti, il conseguente dirottamento in porta di Mancosu. Padalino, infatti, aveva gettato nella mischia l'artiglieria pesante con Vutov e Doumbia, senza però cogliere frutti concreti.

Un'occasione d'oro per il riscatto l'ha sprecata il Cosenza, che si è fatto beffare in extremis al San Vito-Marulla dalla Casertana nella partita “dell'amicizia” (storico il gemellaggio tra le due tifoserie). Una sconfitta, va detto, non del tutto meritata. I silani hanno provato comunque a fare la partita, hanno costruito molto e, ad un certo punto, avevano davvero la sfida in mano. Il Cosenza è una squadra che, in genere, con la gestione Roselli predilige più la compattezza che l'estetica. Ma domenica qualche sprazzo di bel gioco si è visto. La Casertana ha raccolto e ringraziato, mostrando comunque un cinismo insospettabile e questo le va riconosciuto. Tedesco salva la panchina e il derby con la Juve Stabia sarà l'occasione per capire se questa squadra, ancora troppo discontinua, potrà davvero svoltare.

E, mentre il Monopoli raccoglie un punticino prezioso a Francavilla pur non vincendo oramai da tre gare, la Reggina sembra oramai chiusa in un tunnel senza uscita. Col Siracusa, al Granillo, è arrivata la terza sconfitta consecutiva dopo un inizio di campionato che lasciava presagire in ogni caso un percorso tranquillo. Karel Zeman ha parlato di peggiore partita della sua gestione e chissà che la vittoria sfumata in extremis a Caserta non abbia inciso psicologicamente su un gruppo devastato sette giorni dopo dal Matera sebbene il tecnico abbia addebitato questo periodo no ad una condizione atletica non uniforme tra tutti i calciatori, arrivati a Reggio praticamente in momenti diversi. Spiacevole che gli amaranto si siano consegnati mani e piedi ai Leoni, alla loro prima vittoria in trasferta. E' mancata l'intensità, dice Zeman. Ed è evidente che, da queste carenze, non ne potesse non nascere una prestazione fallimentare sotto tutti gli aspetti.

La Fidelis Andria, pur totalizzando il quarto risultato utile di fila con tre pari e un successo, manca il tanto agognato salto di qualità facendosi bloccare tra le mura amiche da una Vibonese che dà continuità al successo casalingo sulla Reggina, mentre è un brodino caldo per il Melfi il punto strappato ad Agrigento. Vittoria ancora rimandata per Dino Bitetto dal giorno del suo approdo (quattro pari e due stop) e normanni spesso alla mercè dei Giganti, che hanno sprecato troppo al termine di una gara in cui è emersa una certa superiorità rispetto agli avversari. Per l'Akragas, tuttavia, si tratta del quarto pari casalingo di fila. Troppi per un gruppo che deve cercare di salvarsi quanto prima possibile e, in quest'ottica, di non dissipare punti preziosi, specie quando è in giornata. Il Melfi ha provato a sfruttare qualche ripartenza, ma nulla più, a parte un'occasione divorata nel finale da Viola. Ma non è la squadra che vuole Bitetto, non ha le sue stigmate se non a sprazzi. Qualcosa sarà cambiato a gennaio sperando in un recupero completo di Mangiacasale e nella forma migliore di Lanzaro oltre che di qualcuno arrivato tardi e che ora evidentemente stenta. La zona salvezza è a soli quattro punti e sarebbe sbagliato fasciarsi già ora la testa. Il test con la pericolante Reggina, in programma al Valerio, capita a pennello.

Stefano Sica
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