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REWIND - LO SPECIALISTA FUMAI: "SPERO NEL PUBBLICO, I PLAYOUT SONO UNA LOTTERIA"

Corsi e ricorsi storici. Sono passati esattamente dieci anni dai playout che la Paganese vinse contro il Lecco, conquistando la permanenza in C1. Ma non è solo questione di playout. La stagione 2007/2008 ha ancora qualche altra cosa in comune con quella agli sgoccioli: il numero di allenatori cambiati, per esempio. Vincenzo Cosco, Andrea Chiappini e Roberto Miggiano dieci anni fa; Salvatore Matrecano, Massimiliano Favo e Fabio De Sanzo oggi.
Nicola Fumai è uno dei protagonisti della Paganese che disputò i playout nel 2008; ma è anche uno dei punti di forza della squadra che, l’anno precedente, conquistò la promozione ai playoff nell’indimenticabile gara casalinga con la Reggiana. Di origini pugliesi, da qualche anno Fumai è tornato nella sua terra e quest’anno ha giocato prima in Eccellenza e poi in Promozione. Il futuro? «Vorrei restare nel mondo del calcio: ho l’abilitazione per allenare e mi piacerebbe molto lavorare con i giovani», dice.

Storia a confronto: dopo dieci anni la Paganese si gioca la permanenza in LegaPro passando per la tagliola dei playout. Un calciatore che ha vissuto l’esperienza degli spareggi contro il Lecco che consiglio darebbe a questa squadra?
«Secondo me già il fatto di giocare il ritorno in casa può essere un vantaggio: conosco il pubblico di Pagani e, pure se mi dicono che non segue più la squadra come ricordo io, spero che si stringa intorno alla Paganese in un momento di difficoltà».

La Paganese, nel 2008, restò in serie C1 grazie alla vittoria per 2-0 a Pagani e dopo una sconfitta per 1-0 a Lecco. C’è un segreto per affrontare con il piglio giusto queste partite?
«Ricordo che avevamo la convinzione di potercela fare. Bisogna arrivare lucidi e carichi a certi impegni. Ci vuole soprattutto la voglia di dare non il 100% ma il 120%. Credo serva pensare che sono le ultime due partite e ci vuole uno sforzo in più: è una questione di vita o di morte».

Dieci anni fa si giocò ugualmente prima in trasferta e poi a Pagani. Che ricordo ha di quelle due partite?
«Quell’anno fui costretto a stare fermo due mesi per un infortunio. Poi mi feci male nella gara di andata a Lecco: una distorsione mi costrinse al riposo forzato e assistetti alla gara dalla tribuna. Posso dire che dalla tribuna si soffre ancora di più».

Quella stagione fu per certi versi simile a quella di quest’anno: la Paganese fu una delusione in campionato. Però riusciste ad agguantare la salvezza ai playout...
«Cambiammo tre allenatori, disputammo i playout anche quell’anno e cambiammo diversi componenti della squadra: rimanemmo in pochi dalla stagione precedente. Ricordo che contro di noi c’erano squadroni. Anche il Sassuolo di Allegri, giusto per citarne uno. Con l’arrivo di Miggiano il gruppo si ricompattò e assimilammo i suoi meccanismi. Fu determinante la convinzione di potercela fare».

Il nome di Fumai non è legato alla Paganese solo per l’esperienza dei playout. Qual è stata l’emozione più bella dell’esperienza in azzurrostellato?
«Arrivai a Pagani nel 2007 a gennaio e disputammo, vincendo, i playoff contro la Reggiana. Ricordo l’emozione incredibile di vincere un campionato in maniera quasi inaspettata e quel gol allo scadere contro la Reggiana. Eravamo convinti di essere forti; ma spesso nel calcio essere forti non basta, ci vuole anche la fortuna. Quel gol all’ultimo minuto resta una sintesi di bravura e fortuna. Ma possiamo dirlo: fu una promozione più che meritata. I playoff li affronti con uno spirito diverso rispetto ai playout: nel primo caso sai che tutto quello che fai è tanto di guadagnato; con i playout sai che è una questione di vita o di morte».

Chiudiamo con un pronostico sul match tra Paganese e Fondi?
«Spero che si salvi la Paganese. È il mio augurio per tutto l’ambiente. Questi tornei di fine stagione sono una lotteria ma credo che questa Paganese abbia le carte in regola per farcela. Sono in contatto continuo e diretto con Filippo Raiola: ci siamo visti spesso quando la squadra è scesa in Puglia a giocare. Un personale in bocca al lupo a tutti e in particolare a De Sanzo e Scarpa, con cui ho condiviso un’esperienza fantastica proprio a Pagani».

Barbara Ruggiero
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