LA PAGANESE VISTA DA... NOCERA

LA PAGANESE VISTA DA NOCERA: UNA CONTINUA, UMILIANTE, AGONIA. SENZA VIA D'USCITA!

17.10.2018 13:03

Sino a qualche anno fa il metro di valutazione per definire una squadra scarsa nella storia della Paganese era quella della stagione 2013-14 con allenatore Agenore Maurizi. Ora quella squadra del tecnico romano la stiamo rivalutando paradossalmente. Era la più scarsa di sempre (anche perchè non si retrocedeva) - dicevamo nei ragionamenti tra amici - ma da qualche mese è stata prepotentemente scalzata da questa guidata da mister Fusco. Fu proprio il tecnico salernitano a subentrare con Belotti sulla panchina azzurra, a Maurizi, subito dopo un incredibile pari a Salerno che pose la parola fine all'esperienza paganese del neo-tecnico del Teramo. Ormai anche i numeri, da pallottoliere, lo certificano. La Paganese di Maurizi nelle prime sette giornate conquistò tre punti, frtutto di sei sconfitte ed una vittoria, a Viareggio, con rete di Panariello. Quella Paganese, nelle prime sette giornate, subì nove reti. Quella difesa fu annoverata tra le più scarse della storia recente azzurrostellata. Dovendo sottolineare che quella di Maurizi, mai avrei pensato di tesserne quasi le lodi, in quelle prime giornate aveva comunque affrontato Benevento, Ascoli, Frosinone e Lecce perdendo sì, ma sempre di misura e subendo un rotondo 3-0 solo all'ottava giornata a Pisa. Questa di Fusco, in sei giornate effettive avendo riposato alla seconda, ha subito il doppio: ben diciotto gol e ha un solo punto in classifica. Una difesa colabrodo che non poteva fare miracoli se a comporla sono le riserve, divenute nel frattempo titolari, della passata stagione di una difesa risultata al termine del campionato la seconda peggiore. Quasi si rimpiange Carini: ho detto tutto.
A volte la presunzione offusca le menti e la necessità non fa aumentare la virtù, ma la offende. Quello che sta capitando alla povera Paganese, mai così umiliata e mortificata su tutti i campi d'Italia di questo primo scorcio di campionato, non era mai successo nell'era Trapani, un'era quasi al tramonto. E' la presunzione di chi gestisce la Paganese, pensando che mettendo in campo quattro calciatori in erba, prelevati alla meno peggio, si possano raggiungere risultati tecnici apprezzabili cercando una salvezza improbabile e sperando nelle disgrazie altrui. I risultati raggiungibili sono solo quelli economici. E' la presunzione - o meglio la speranza - di un allenatore che pensava che tutto fosse meno complicato ed invece rischia di macchiare la carriera prima di iniziarla, nonostante sia animato da buoni propositi tattici non supportati dal campo. Gli allenatori spesso li fanno i calciatori. Quelli che indossano attualmente la casacca azzurrostellata sono inadeguati alla categoria che si sta disputando: squadra fragile, inconsistente, che si sfalda alle prime difficoltà, incapace di imbastire un'azione pericolosa, ipervulnerabile in difesa. Non lo dico io - mai mi permetterei di offendere il lavoro e l'impegno di questi baldi giovanotti - ma lo dice il campo, lo dicono i numeri impietosi. E non me ne voglia qualche genitore che pensa di avere in squadra Maldini o Pirlo. Sì perchè questa non è la Paganese, è la Scuola Calcio Paganese, perciò è inutile prendersela con questi calciatori alle prime armi.
Il calcio è diventato una cosa seria, non si può improvvisare come sta facendo questa società da alcuni anni. Prima o poi il prezzo salato si paga. Vie d'uscite non esistono purtroppo, così si retrocede se non si interviene radicalmente sulla struttura della squadra. Cosa impossibile economicamente. Tutti i discorsi ed i buoni propositi del tecnico (il lavoro, la gioventù, la pazienza) sono solo chiacchiere al vento e lo sa anche lui da uomo di calcio. Servirebbero calciatori di categoria, esperti in ogni reparto, che non arriveranno, quindi è una Paganese destinata all'agonia. E' una situazione penso umiliante per il presidente stesso, che sta calpestando tutto ciò che di buono ha fatto in questi anni e che nessuno mai gli toglierà. E' una situazione che penso svuoti il lavoro dello stesso allenatore che, come ha sempre detto, non lo fa per i soldi ma per intraprendere la carriera di allenatore, ma forse ha sbagliato squadra per iniziarla. Una Paganese in piena austerity non era il massimo, ma l'errore peggiore è quello che conosceva l'ambiente ed il modus operandi della società ma probabilmente la voglia di allenare e giocarsi la prima occasione ha prevalso. Ma l'aspetto più devastante è la desolazione di quell'impavido manipolo di tifosi che anche ieri, in un giorno lavorativo, è arrivato sino in Puglia, è entrato quando la Paganese era già in svantaggio e ha cantato ancora sino alla fine, solo per la maglia, al di là del risultato come professano da sempre. Penso che a questo punto la società abbia il dovere morale di dare delle spiegazioni. Negli ultimi anni le bocche sono diventate sempre più cucite e forse è arrivato il momento di far capire cosa si voglia fare di questa Paganese. Parlare con il cuore, aprirsi alla tifoseria e alla città, renderli partecipi di un bene comune e di un momento difficile, perchè è giusto farlo non solo quando si vince ma soprattutto quando si perde. Ripeto, le squadre di calcio non sono totalmente aziende private, ma hanno un valore pubblico che va rispettato. Bisogna avere il dovere morale, per il ruolo che si rappresenta, di relazionarsi con almeno quella parte che segue ancora questo vessillo. Un vessillo che rappresenta, comunque e sempre, la Città di Pagani.

Peppe Nocera
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