LA PARTITA DEL TIFOSO

LA PARTITA DEL TIFOSO - SI CONTINUA A RASCHIARE IL FONDO

Un appello: vanno rispettati blasone, storia, maglia e stella

Ragazzi, così no però!! Anche un fine narratore come me, a un certo punto, non ha più cose da dire e da scrivere. Intendo cose che si possono scrivere, senza rischiare denunce varie o che qualcuno ti faccia, prima o poi, una mazziata epocale.

Quinta sconfitta consecutiva e di queste, quattro in casa! Bravi, veramente bravi. Che lustro e onore state dando a una maglia, a una stella, evidentemente messe sotto l’ala protettrice di giocatori non all’altezza della storia, quasi centenaria, di queste bellissime maglia e stella!

Abbiamo mandato via Erra, dopo un tormentone di quasi un mese che sarà ricordato come uno dei momenti più tragicomici, da quando esiste la Paganese. Ora non ci sono più alibi, per nessuno, calciatori e, soprattutto, società. Vedete voi cosa dovete fare, inventatevi qualcosa, cacciate gli attributi, necessari a qualsiasi cosa si voglia fare nella vita, e tirateci fuori da questa situazione allucinante. Il fondo è già stato toccato, ci siamo arrivati da un po’ e voi, non contenti, continuate a raschiarlo. Sarebbe stato lecito aspettare qualche segno tangibile, da parte della società, già alla ripresa del campionato. Intendo dire segni tangibili sotto forma di calciatori all’altezza della situazione, da impiegare subito, già a Potenza: niente di tutto questo. In settimana è arrivato Antezza; io non lo conosco e non spreco giudizi, me ne guardo bene. Al momento, mi ricordo solo l’intossicata che mi fece prendere a Viterbo, quando ci condannò alla sconfitta, con il suo gol, nel finale.

E dire, a onore del vero, che il primo tempo di domenica è stato più che buono. La squadra ha giocato bene e con grinta. Il 2-0 era nell’area ma Mendicino ha fatto il possibile (o l’impossibile, a seconda dei punti di vista) per non segnare. Intendiamoci, mica l’ha fatto apposta, purtroppo per lui, è che è proprio… come dire… Vabbuo’, mi avete capito.

Domenica arriva il Catania, squadra dal grande blasone e sulla carta fortissima. Ma il blasone non scende in campo; lì ci va il cuore e la voglia di vincere, oltre che la tecnica, naturalmente. E negli anni, anche in quelli recenti, spesso e volentieri il Catania, così come altre blasonate, se ne sono tornate a casa con le ossa rotte.

Blasone, storia, maglia e stella, dunque.

Il primo ce lo siamo, nel nostro piccolo, creati con sacrificio e sudore.

La seconda, vi corre l’obbligo morale, prima ancora che professionale, di rispettarla.

Maglia e stella, ragazzi cari, le dovete difendere, come se fosse l’ultima cosa da fare nella vostra vita di calciatori professionisti.

Ma soprattutto, la nostra maglia e la nostra stella le dovete onorare e dimostrare di esserne degni. In caso contrario, andate via. Tutti!

Alberto Maria Cesarano
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